Storytelling

Storytelling, ovvero l’arte di raccontare, di veicolare messaggi attraverso l’uso sapiente della parola e non solo. Largamente impiegato in ogni campo del sapere, è una fra le strategie più efficaci per raggiungere l’altro. Dopo le ultime vicissitudini legate all’emergenza sanitaria è stata completamente rivista nella forma, dovendo necessariamente confrontarsi con il linguaggio delle connessioni digitali. Lo storytelling è stato rinnovato dalle possibilità espressive e nei campi di applicazione delle nuove tecnologie; amplificato, grazie ai nuovi e diversi canali, per raggiungere un sempre maggior numero di persone. 

ViVi, Laura Segalini. Acrilico, matite colorate e collage su cartoncino cm 30X40.

Per me lo storytelling o meglio “raccontare”, è  strettamente legato alla sua forma orale, è pertanto un’attività che si esprime in presenza, cioè dove ci sono persone che condividono una narrazione. È un’esperienza complessa che coinvolge aspetti verbali e non verbali della comunicazione. Si esprime nella capacità di comunicare un messaggio attraverso una storia, utilizzando le sfumature della lingua, e cercando in essa la parola più adeguata  al contesto e al destinatario. Allo stesso tempo c’è la voce, il tono, il ritmo, il “colore” che interviene a costruire i significati e riempire le parole che utilizziamo, attraverso le diverse possibilità espressive a nostra disposizione ed anche gli aspetti para-verbali: la postura del corpo, i nostri gesti, che sostengono e sottolineano le parole.

Raccontare è condividere un sapere, mi permette di imparare narrando, imparare qualcosa su di me, sugli altri e sul contenuto, cioè l’oggetto narrato che passa da chi racconta a chi riceve il racconto; è la condivisione di emozioni, di quello spazio personale che mettiamo in gioco nella narrazione. Questi strumenti danno maggior forza ai contenuti che voglio trasmettere, limando tutti gli elementi che potrebbero interferire negativamente e farebbero travisare i contenuti. Più di tutto, per me, raccontare significa mettersi in ascolto dell’altro: è come individuare e stabilire un canale preferenziale su cui ci si sintonizza e per farlo è come se si dovesse dirigere un’orchestra, dove tutti suonano assieme una melodia silenziosa. C’è il tempo per accordarsi e un ritmo da seguire all’unisono affinché la magia si realizzi, è un riverbero che accade in presenza. 

La sfida è riuscire a trasferire, con i dovuti accorgimenti, tutti gli elementi descritti sopra utilizzando le tecnologie ed i media ad esse associati, realizzando quello stato di grazia e di ricchezza che permette di creare la magia della narrazione in presenza. 

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Progetto Nomade

Nomade, Jaume Plensa (Antibes, Francia)