Turandot, una fiaba cinese

La Turandot è il titolo di un’opera lirica molto conosciuta nel mondo, Giacomo Puccini l’ha resa ancora più nota grazie alla sua capacità di narrare la figura di questo personaggio – la principessa di Pechino – misterioso ed affascinante, crudele ed enigmatico. Più le storie sono complesse più hanno diversi livelli di lettura e la capacità di resistere al tempo, si trasformano, mutano, si arricchiscono di particolari e sfumature, che le rendono ancora più interessanti ed attuali.

Giacomo Puccini

La storia della principessa Turandot affonda le sue radici nel XIII sec., in origine racconta le avventure di un’eroina della Persia antica, una guerriera forte e sprezzante del pericolo che combatteva a fianco del padre; la ritroviamo nella raccolta di novelle di Pétis de la Croix nella prima decade del Settecento, all’interno di un ricco intreccio di novelle simile alla struttura dei racconti delle Mille ed una notte. Gozzi nella seconda metà del Settecento la estrapola dal suo contesto per farne una fiaba teatrale, inserendo elementi della Commedia dell’arte italiana, Schiller nel 1804 la traduce in versi e la musica, poi Busoni ne fa una sua versione, così la storia arriva fino al 1920 e arriva tra le mani di Giacomo Puccini che la trasformerà in un’opera lirica densa di mistero e ricca di contrasti. Il compositore toscano non riuscirà a scrivere la fine, perché l’opera resterà incompiuta, morirà infatti nel novembre del 1924, arrivando a raccontare in musica la morte della schiava Liù, in seguito conclusa da Franco Alfano.

La “prima” fu messa in scena il 25 aprile del 1926 al teatro della Scala di Milano, diretta da Toscanini. Il maestro Toscanini condusse l’orchestra fino a quanto aveva scritto Puccini, poi si fermò, si rivolse al pubblico annunciando che per rispetto al maestro Puccini non si poteva andare oltre a quanto aveva realizzato in vita. Il giorno successivo l’opera fu ripresentata e portata a termine con il contributo scritto da Alfano.

L’opera è un’esperienza affascinante, che coinvolge diverse forme d’arte: dal teatro, alla musica, dalle scenografie ai costumi; è una fabbrica, una macchina di lavoro, immaginazione e talenti. Una narrazione articolata ed affascinante.

L‘attività proposta vuole aprire una finestra su questo mondo magico attraverso l’impiego di una storia, perché le storie affascinano chiunque e adattate sono comprensibili a qualsiasi età.

La fiaba

La fiaba cinese – nella versione di Puccini – narra di una principessa di Pechino tanto bella quanto crudele: Turandot. I pretendenti devono risolvere tre indovinelli per poterla chiedere in sposa, la mancata risposta significa morte certa. Fino a quando alla corte del re, suo padre, arriva un misterioso principe che risolve gli enigmi lasciando il boia e tutta la corte di stucco. Il principe non si accontenta di aver vinto la gara, desidera Turandot solo per amore, per questo le propone un accordo: se all’alba la principessa avrà scoperto il suo nome lei sarà libera e lui condannato. La notte è lunga e rischiarata dalle stelle, nessuno dorme, la principessa sola e persa. Si esce dall’impasse con una mossa nata dall’amore puro e sincero della serva Liù, che prova un sentimento sincero per Calaf, questo il nome del principe ignoto, Liù muore, ma il suo amore non resta indifferente a Turandot che a sua volta sente svanire il gelo dal suo cuore e sciogliersi nell’abbraccio di Calaf.

Sipario all’italiana.

Questa attività è pensata per i bambini del secondo ciclo della scuola primaria e con i dovuti accorgimenti per i ragazzi della secondaria di primo grado. Esistono diverse versioni della fiaba, tranquillamente recuperabili dal web, alcune di queste piuttosto brevi, ma il libro ha un certo fascino, specialmente quello di Dal Cin (Kite edizioni) ed invoglia a leggerlo, ammirandone le illustrazioni.

https://www.kiteedizioni.it/it/libri/divulgativi/turandot

Così come pure il libro “La fiaba della principessa Turandot, come nessuno ve l’ha mai raccontata” (edizione ETS) è un volume ricco di informazioni, attività, copione e tracce musicali: una miniera!

La suggestione scenografica è quella del Salone Moresco di Salsomaggiore Terme (PR), nel Grand Hotel des Thérmes, le cui decorazioni sono ad opera di Galileo Chini, artista che lavorò nella città termale, lasciando un’impronta indelebile di sé negli edifici di maggiore importanza. Tra tutte le opere di Chini, la scelta è ricaduta su questa perché nel 1926 si è svolto un gran ballo, mettendo in scena alcune coreografie tratte dalla Turandot, in onore del maestro Puccini. Il Salone Moresco fu in seguito scenografia di film importanti come “L’Ultimo imperatore” di Bertolucci, proprio per la sua connotazione fortemente orientale. Per i cultori è possibile guardare le scene al link dell’Archivio Luce (https://patrimonio.archivioluce.com/luce-web/detail/ILC100001448/39/set-del-film-l-ultimo-imperatore-bernardo-bertolucci.html)

Per conoscere il legame fra Chini e Puccini leggi L’Oriente sognato di Chini.

particolare del Salone Moresco.

Dopo aver letto la fiaba si passa alla costruzione del libricino – teatro portatile, si tratta di un oggetto che si ispira ai lapbook, è necessario avere del cartoncino, materiale di cancelleria, quali forbici, colla e materiali per colorare i disegni, stampare i materiali ed il gioco è fatto.

Clicca sull’immagine per vedere il video completo.

Video “Turandot, una fiaba cinese” contiene spiegazioni e passaggi per realizzare l’attività. Copertina del libro “Turandot” Kite edizioni.
Prodotto finale dell’attività didattica.

Particolare Salone Moresco.

Il “paradiso terrestre”: boccioli di ciliegio, una giovane fanciulla indossa un rosario orientale, pavoni bianchi si stagliano su grandi nuvoloni scuri, e poi ancora cascate traboccanti di fiori.

Nell’immagine sottostante la parete opposta mostra altre decorazioni, anche in questo i soggetti sono naturali, un salice piangente, cipressi e ibis rossastri.

Particolare Salone Moresco.